Page 144 - Poemi conviviali
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Vaniva il grido di lassù nell'urlo
della lor fame. Era, di giorno, tutto
al sangue, Alan, Aneg, Ageg, Assur,
Thubal, Cephar. Più, nelle notti lunghe,
s'udiva, quando concepìan, nel Yurte,
le loro donne i figli di Mong-U.
VI
La luna andava su per orli gialli
di nubi, in fuga: per l'intatta neve
stavano in cerchio mandre di cavalli:
le teste in dentro, immobili, tra il bianco,
stavano: a ora a ora un nitrir breve,
un improvviso scalpitìo del branco.
Ché tutta la montagna solitaria
muggìa. Temeva anche la luna, e lieve
balzava su, da nube a nube, in aria.
VII
O risplendea sul murmure infinito,
pendula. Cinto d'edere e d'acanti
l'Eroe, tolte le faci del convito,
scorreva in festa i gioghi lustreggianti,
e laggiù, dalle tonde ombre dei pini,
l'Orda ascoltava lunghi aerei canti;
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