Page 141 - Poemi conviviali
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III

                                            Chi vagisce, è Tiberio. E il vento accorre
                                            dal ciel profondo tuttavia; spaura
                                            le nubi in fuga, e sbocca dalle forre.


                                            Le selve il mormorìo della congiura
                                            mutano in urlo, e gli alberi giganti
                                            muovono orridi in una mischia oscura.


                                            Lottano i pini coi disvincolanti
                                            frassini, e l'elci su la stessa roccia
                                            coi faggi urtano i vecchi tronchi infranti.


                                            E il fiore della fiamma apresi e sboccia.


                                                             IV

                                            Sboccia la fiamma, e il vento la saetta,
                                            come una frusta lucida e sonante,
                                            via per ogni pendìo, per ogni vetta.


                                            Il vento con la frusta fiammeggiante,
                                            col mugghio d'una mandrïa di tori,
                                            cerca il vagito del fatale infante.


                                            Ardono i monti; ma ne' suoi due cuori
                                            Livia tranquilla, indomita, ribelle,
                                            tra i rossi òmeri de' gladïatori,


                                            nutre Tiberio con le sue mammelle.



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