Page 143 - Poemi conviviali
P. 143

III

                                            V'era il Bicorne... E gli ultimi che, infanti,
                                            aveano udito il gran maglio cadere
                                            su le chiavarde, erano grigi vecchi;

                                            e non partiva... E i figli lor, giganti
                                            dagli occhi fiammei, dalle lingue nere,
                                            o nani irsuti dai mobili orecchi,


                                            erano morti; e d'ognun d'essi, i mille
                                            erano nati, quante le faville
                                            da un tizzo: ma il Bicorne era lassù.


                                                             IV

                                            In alto in alto, a guardia dell'Erguene-
                                            cun; e lo squillo delle sue diane
                                            movea valanghe e rifrangea morene.

                                            S'empiva, ogni alba, il cielo di poiane;
                                            e l'Orda a valle, come nubi al suono
                                            del nembo, nera s'addossava al Kane:


                                            carri che rotolavano dal cono
                                            delle montagne; un subito barrito
                                            d'elefanti; una voce come tuono...



                                                             V
                                            Ma meno udian di giorno quel tumulto
                                            lassù; di giorno anche le genti chiuse
                                            ruggìano, e il cibo dividean con l'unghie.



                                                            143
   138   139   140   141   142   143   144   145   146   147   148