Page 135 - Poemi conviviali
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Poi che giungea dall'Istmo, la bireme,
                                            portando alfine i buoni atleti a casa,
                                            e quante niuno ancor sapea, ghirlande.
                                            E trasse al lido anche Panthide, in seno
                                            celando il fascio delle sue cicute.
                                            Stava in disparte. Ed ecco dalla nave
                                            scese una schiera di settanta capi
                                            bruni, tutti fioriti di corimbi,
                                            e su la spiaggia stettero. Un chiomato
                                            citaredo sedé sopra un pilastro,
                                            e presso lui gli auleti con le lunghe
                                            tibie alla bocca. E il mare eterno, il mare
                                            alterno, a spiaggia sospingea l'ondate,
                                            le ricogliea, così tra il canto e il pianto.

                                               Stridé la tibia, tintinnì la cetra,
                                            e il coro alzò tra il sussurrìo del mare
                                            un inno di Bacchylide. In disparte
                                            era Panthide, e il vecchio cuor batteva
                                            contro la manna delle sue cicute.
                                            L'onda ascendeva, discendeva l'onda;
                                            e il coro andò, poi ritornò sul lido.


                                                  O sacra Ceo!
                                                  mosse ver te la fulgida
                                                  Fama che in alto spazia,
                                                  a te recando un messo
                                                     pieno di grazia,
                                                  che nella lotta il pregio
                                                  fu del valido Argeo;

                                                  e noi la grande
                                                  gloria, sull'istmio vertice,
                                                  venuti dall'Euxanti-


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