Page 130 - Poemi conviviali
P. 130

incontrava sotterra ombre di morti,
                                            tornando, ebbro di gioia ebbro di pianto,
                                            con due fogliuzze a coronar l'atleta.

                                               Era lontano, e non vedean che il bianco
                                            dei marmi al sole, i due pensosi vecchi.
                                            Eppur di là l'alterna eco d'un inno
                                            giungeva al cuore, o forse era nel cuore.
                                            Da destra il giorno si movea col sole,
                                            portando il canto e l'opere di vita,
                                            verso sinistra, al mesto occaso, donde
                                            co' suoi pianeti si volgea la notte
                                            tornando all'alba e conducendo i sogni,
                                            echi e fantasmi d'opere canore.
                                            Fluiva il giorno, rifluìa la notte.
                                            Sotto il giorno e la notte, e la vicenda
                                            di luce e d'ombra, di speranza e sogno,
                                            stava la terra immobile. Ma il coro
                                            era più rapido. Arrivava un'onda
                                            dal mare, un'altra ritornava al mare.
                                            Era la vita. Dopo il moto alterno
                                            d'un'onda sola che salìa cantando
                                            scendea scrosciando, mormorava il mare
                                            immobilmente. E molte vite in fila
                                            salìan dal mare riscendean nel mare:
                                            quindi l'eterno. E dall'eterno altre onde:
                                            i figli. Altre onde dall'eterno: i figli
                                            dei figli. E onde e onde, e onde e onde...


                                                            III

                                                          EFIMERI

                                               Disse Panthide: «Ospite, ho cinque figli


                                                            130
   125   126   127   128   129   130   131   132   133   134   135