Page 129 - Poemi conviviali
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II

                                                      L'INNO ETERNO

                                               E sederono all'ombra d'una quercia
                                            l'un presso l'altro. Sotto la lor vista
                                            tra bei colli vitati era una valle
                                            già bionda di maturo orzo; e le donne
                                            mietean cantando, e risonava al canto
                                            l'aspro citareggiar delle cicale
                                            su per le vigne solatìe dei colli.
                                            E nella pura cavità del cielo,
                                            di qua di là si rispondean due voci
                                            parlando di lor genti che lontane
                                            tenea Corinto dove è un tempio dove
                                            sono fanciulle ch'hanno ospiti tanti...
                                            E nel mezzo alla valle era Carthaia
                                            simile a bianco gregge addormentato
                                            da quell'uguale canto di cicale.
                                            Il mare in fondo, qualche vela in mare,
                                            come in un campo cerulo di lino
                                            un portentoso biancheggiar di gigli.
                                            Tra mare e cielo, sopra un'erta roccia,
                                            la Scuola era del coro: era, di marmo
                                            candido, la ronzante arnia degl'inni.
                                            Ivi le frigie tibie, ivi le cetre
                                            doriche insieme confondean la voce
                                            simile ad un gorgheggio alto d'uccelli
                                            tra l'infinito murmure del bosco.
                                            Ivi sonava, dolce al cuor, la lode
                                            del giovinetto corridore e il vanto
                                            del lottatore; e per sue cento strade
                                            l'inno cercava le memorie antiche,
                                            volava in cielo, si tuffava in mare,

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