Page 121 - Poemi conviviali
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E poi cessato il favellìo di dentro,
un dei fanciulli disse: «Hyllo, tu monta
su le mie spalle, e narra quel che vedi.»
Hyllo montò sul dorso a quel fanciullo,
e sogguardò per l'abbaino: «Io vedo.»
«Hyllo, che vedi?» «Un buon Sileno vecchio.»
«Che dice?» «Dice che andrà via, che il morto
non sarà lui: seppelliranno un altro.»
Il sole in tanto ritraeva i raggi
dai bianchi templi della sacra Atene.
Sola splendea la cuspide dell'asta
che aveva in mano la gran Dea di bronzo.
Brillò d'un tratto e poi si spense; e il sole
calò raggiando dietro il Citerone.
«Hyllo, che vedi?» «Beve.» «La cicuta!»
«Piangono, gli altri; uno si copre il capo
con la veste, uno grida.» «Esso, che dice?»
«Dice di far silenzio, come quando
si sparge l'orzo, presso l'ara, e il sale.»
Ed era alto silenzio, che s'udiva
il passo scalzo su e giù dell'uomo,
e poi nemmeno si sentì quel passo..
«Hyllo, che vedi?» «È sul lettuccio; un altro
gli preme un piede. S'è coperto. Muore...»
«Dunque non esce?» «Ora si scopre. Dice:
Un gallo al Dio che ci guarisce i mali!»
«Che? La cicuta è un farmaco salubre?»
«Uno gli chiude ora la bocca e gli occhi.»
«Dunque non parte? è sempre lì?» «Sì, morto.»
E bisbigliando stavano i fanciulli
lungo la roccia, al buio. Ecco e la porta
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