Page 118 - Poemi conviviali
P. 118

E dai tuguri altri fanciulli, figli
                                            d'arcieri sciti, figli di metèci,
                                            trassero. E in mezzo a tutti la civetta
                                            chiudeva apriva trasognata gli occhi
                                            rotondi, fatti per la sacra notte.
                                            E il coro «Balla» cantò forte «o muori!»

                                               E nel carcere in tanto era un camuso
                                            Pan boschereccio, un placido Sileno
                                            col viso arguto e grossi occhi di toro.
                                            Dolce parlava. E gli sedeva ai piedi
                                            un giovanetto dalla lunga chioma,
                                            bellissimo. E molti altri erano intorno,
                                            uomini, muti. Ed a ciascuno in cuore
                                            era un fanciullo che temeva il buio;
                                            e il buon Sileno gli facea l'incanto.
                                            «Voi non vedete ciò ch'io sono. Io sono»
                                            egli diceva «ciò che di me sfugge
                                            agli occhi umani: l'invisibile. Ora
                                            s'ei guarda, come fosse ebbro, vacilla;
                                            ma non è lui, non è quest'io, che trema:
                                            trema ciò ch'egli guarda, che si vede,
                                            che mai non dura uguale a sé, che muore.
                                            Io, di me, sono l'anima, che vive
                                            più, quanto più vive con sé, lontana
                                            dal mondo, nella sacra ombra dei sensi.
                                            E s'ella parta libera per sempre,
                                            nella notte immortale, ove si trovi
                                            ella con tutto che non mai vacilla,
                                            ella morrà? non vedrà più?» Qualcuno
                                            «Vedrà» rispose; «Non morrà» rispose.

                                               Poi fu silenzio. Il musico vegliardo



                                                            118
   113   114   115   116   117   118   119   120   121   122   123