Page 37 - Lo scarabeo d'oro
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tà di disegnare mi aveva irritato, perché io sono conside-
rato un discreto artista: perciò quando mi restituiste il
pezzo di pergamena feci per spiegazzarlo e buttarlo nel
fuoco, arrabbiato.
— Parlate del pezzo di carta? — interruppi.
— Non si trattava di carta; ne aveva tutta l’apparenza
e io stesso dapprima supponevo che lo fosse, ma quando
mi provai a disegnarci mi accorsi che era un foglio sotti-
lissimo di pergamena. Era molto sudicio, ve ne ricorde-
rete. Dunque, proprio mentre stavo per spiegazzarlo, in-
contrai con gli occhi il disegno che avevate guardato.
Immaginate il mio stupore, quando vidi infatti l’imma-
gine di un teschio là dove avevo creduto di disegnare
uno scarabeo. Per un momento rimasi troppo stordito
per poter pensare con chiarezza. Sapevo che il mio dise-
gno differiva da quello in tutti i particolari, sebbene vi
fosse una certa analogia nel contorno generale. Presi al-
lora una candela, e sedendomi all’altra estremità della
stanza mi misi a esaminare piú attentamente la pergame-
na. Voltandola, trovai il mio schizzo sul rovescio, preci-
samente come lo avevo fatto. La mia prima impressione
fu semplicemente di sorpresa per quella veramente sin-
golare analogia del contorno, e per la bizzarra coinci-
denza che, proprio sotto al mio disegno dello scarabeo,
esistesse sull’altra facciata della pergamena quell’imma-
gine di teschio, e che tale immagine rassomigliasse tan-
to al mio disegno, non solo nel contorno ma anche nella
grandezza. La singolarità di questa coincidenza mi tenne
come istupidito per qualche istante. Tale è, di solito,
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