Page 34 - Lo scarabeo d'oro
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padrone e servitore all’urgenza di portar via il tesoro. Si
faceva tardi e occorreva tutta la nostra attività se voleva-
mo mettere ogni cosa al sicuro prima dello spuntar del
giorno. Non sapevamo che partito prendere, le nostre
idee erano cosí confuse che perdemmo un gran tempo a
deliberare. Finalmente alleggerimmo la cassa togliendo-
ne due terzi del contenuto, e cosí potemmo, ma non sen-
za fatica, trarla fuori della fossa. Gli oggetti che ne ave-
vamo cavati furono deposti fra i cespugli e lasciati alla
guardia del cane, a cui Jupiter ingiunse di non muoversi
sotto nessun pretesto e di non aprir bocca fino al nostro
ritorno. Poi ci mettemmo precipitosamente in cammino
con la cassa e alla una del mattino raggiungemmo sani e
salvi, epperò stanchi morti, la capanna. In quelle condi-
zioni non era umanamente possibile di rimettersi subito
all’opera. Ci riposammo fino alle due e cenammo per ri-
prendere quindi la via delle colline, muniti di tre grossi
sacchi, che, fortunatamente, si trovavano in casa. Poco
prima delle quattro arrivammo alla fossa, dividemmo il
rimanente del bottino in parti eguali fra noi e, lasciando
le buche aperte, ritornammo alla capanna, dove, per la
seconda volta depositammo il nostro prezioso fardello
mentre il primo pallido chiarore dell’alba spuntava so-
pra le cime degli alberi a oriente.
Eravamo sfiniti; ma il nostro profondo eccitamento
non ci permise di riposare. Dopo un inquieto assopi-
mento di tre o quattr’ore, ci alzammo tutti e tre in un
punto come se ci fossimo messi d’accordo per procedere
all’esame del nostro tesoro.
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