Page 29 - Lo scarabeo d'oro
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ce di qualsiasi interruzione che mi avesse permesso di
           ricondurre a casa il vagabondo. Finalmente il chiasso fu
           interrotto da Jupiter, il quale, uscendo dalla buca con
           un’aria di ostinata deliberazione, legò la bocca della be-
           stia con una delle sue bretelle, e dato quindi in una risata
           grave e soddisfatta si rimise al lavoro.
              In capo alle due ore, avevamo raggiunta una profon-
           dità di cinque piedi e non si era palesato ancora nessun
           segno di tesoro.
              Seguí una pausa generale e io cominciai a sperare che
           la farsa fosse per finire. Tuttavia Legrand, quantunque
           visibilmente sconcertato, si asciugò la fronte con aria
           pensosa, e riprese a scavare.
              Avevamo già scavato tutto il circolo di quattro piedi
           di diametro; ora allargammo di qualche poco il limite e

           scavammo ancora per due piedi di profondità. Ma non
           apparve nulla.
              Il cercatore d’oro, di cui avevamo sincera compassio-
           ne, finalmente risalí dalla fossa col piú amaro disingan-
           no sul viso e lentamente e con riluttanza si mise a infila-
           re la giacca che s’era levata nel cominciare il lavoro. In-
           tanto io non facevo alcuna osservazione. A un segno del
           padrone Jupiter prese a radunare gli arnesi. Il che fatto e
           tolta la museruola al cane, prendemmo la via del ritorno
           in profondo silenzio.
              Avevamo fatto forse una dozzina di passi, quando Le-
           grand con una grossa bestemmia saltò addosso a Jupiter
           e l’afferrò per il bavero. Il negro stupefatto spalancò
           quanto eran grandi gli occhi e la bocca, lasciò cadere gli


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