Page 33 - Lo scarabeo d'oro
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ne in ferro battuto che le s’intrecciavano tutto intorno.
Su ogni lato, vicino al coperchio si vedevano tre anelli
di ferro – sei in tutto – per mezzo dei quali si poteva far
buona presa in sei portatori. Riunendo le nostre forze
non riuscimmo che a smuoverla lievemente fuori del
suo letto. Ci avvedemmo subito dell’impossibilità di tra-
sportare un tal peso. Per fortuna la chiusura del coper-
chio consisteva solo di due catenacci. Li facemmo scor-
rere, tremanti e frementi d’ansietà. Un momento dopo
un tesoro di un valore incalcolabile giaceva luccicante ai
nostri piedi. Ai raggi della lanterna, sprizzarono i rifles-
si, i luccichii di un ammasso confuso d’oro e di gioielli
che abbagliava la vista.
Non pretendo di descrivere il sentimento col quale os-
servavo il tesoro. Lo stupore, naturalmente, predomina-
va. Legrand pareva esausto dal suo stesso eccitamento e
non disse due parole. Il viso di Jupiter per qualche mi-
nuto fu di un pallore mortale, per quanto possa nella na-
tura delle cose diventar pallida la faccia di un negro. Era
stupefatto, fulminato. Poi cadde in ginocchio nella fossa
e immergendo sino al gomito le braccia nude nell’oro ve
le tenne a lungo come godendo la voluttà di un bagno.
Finalmente, con un profondo sospiro, esclamò come in
soliloquio:
— E tutto questo viene dallo scarabeo d’oro! Caro
scarabeo d’oro! Povero scarabeo d’oro che ho tanto ca-
lunniato! Non ti vergogni, brutto negro?... Cosa mi puoi
rispondere?...
Si rese tuttavia necessario alla fine che io richiamassi
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