Page 31 - Lo scarabeo d'oro
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va.
              — Andiamo, andiamo, bisogna riprovare.
              Allora il mio amico nella cui follia io ora vedevo, o
           credevo di vedere, alcuni indizi di metodo, rimosse il
           piolo che indicava il punto dov’era caduto lo scarabeo,
           di un tre pollici verso ovest dal posto di prima. Svolgen-
           do quindi nuovamente la sua misura dal punto piú vici-
           no del tronco al piolo, e continuando poi a svolgerla in
           linea diritta fino a una distanza di cinquanta piedi, ne ri-
           sultò un nuovo punto distante varie yarde da quello sca-
           vato.
              Intorno alla nuova posizione, venne ora tracciato un
           circolo un po’ piú largo del primo, e tutti ci rimettemmo
           a lavorare con le vanghe. Io ero terribilmente stanco;
           ma, senza capire perché, non sentivo piú la grande av-

           versione di prima per la fatica che mi veniva imposta. Vi
           prendevo un inesplicabile interesse; anzi ero addirittura
           eccitato. Forse nella condotta stravagante di Legrand
           c’era qualche cosa di deliberato, di previsto, che mi im-
           pressionava. Scavavo con ardore, e di tanto in tanto mi
           sorprendevo a spiare, con un curioso sentimento che so-
           migliava all’aspettativa, se comparisse quell’immagina-
           rio tesoro che aveva fatto dar di volta al cervello del mio
           sventurato compagno.
              In un momento in cui queste fantasie si erano piú pie-
           namente impadronite di me, dopo di aver già lavorato
           cioè forse per un’ora e mezzo, fummo di nuovo interrot-
           ti dai violenti latrati del cane. L’inquietudine dell’anima-
           le, la prima volta, non era evidentemente che il risultato


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