Page 17 - Lo scarabeo d'oro
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— Oh, sí, — rispose, arrossendo improvvisamente —
l’ho riavuto la mattina dopo. Per nulla al mondo mi se-
parerò piú da quello scarabeo. Jupiter ha ragione!
— In che cosa? — chiesi con un triste presentimento.
— A dire che è veramente d’oro.
Lo disse con tanta serietà da far pena ad ascoltarlo.
— Questo scarabeo è destinato a far la mia fortuna —
continuò con un sorriso di trionfo — e a reintegrarmi
nel patrimonio della mia famiglia. C’è quindi da stupirsi
se lo apprezzo tanto? Poiché la fortuna ha pensato bene
di farmelo cadere nelle mani, non ho da far altro che
usarne convenientemente per giungere all’oro di cui è
l’indizio. Jupiter, portamelo qui.
— Che? Lo scarabeo, massa? Io non voglio disturbar-
lo, io; è meglio che lo prendiate da voi.
Con aria grave e solenne Legrand si alzò e preso l’in-
setto di sotto a una campana di vetro, dove lo teneva,
me lo porse.
Era uno scarabeo magnifico, sconosciuto allora ai na-
turalisti, e pertanto, dal punto di vista scientifico, di gran
pregio. A una estremità del dorso, aveva due macchie
nere e rotonde, e una terza macchia di forma allungata
all’altra estremità. Le elitre erano durissime e lucenti, e
sembravano di oro brunito. Il suo peso era molto note-
vole, e, tutto considerato, non c’era da far troppo carico
a Jupiter della opinione che ne aveva, ma che Legrand
la pensasse allo stesso modo, ecco quel che non potevo
capire.
— Vi ho mandato a chiamare — disse Legrand con
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