Page 12 - Lo scarabeo d'oro
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m’era successo altre volte, ma visto l’umore del mio
           ospite, riputai conveniente prender congedo. Legrand
           non mi esortò a restare, tuttavia, quando partii, mi strin-
           se la mano anche piú cordialmente del solito.
              Fu circa un mese dopo (e per tutto questo tempo non
           avevo saputo piú nulla di Legrand) che ricevetti la visi-
           ta, a Charleston, del negro Jupiter. Non avevo mai visto
           il buon vecchio cosí avvilito, ed ebbi paura che fosse
           avvenuta qualche grave disgrazia al mio amico.
              — Dunque, Jup, — gli dissi — cosa c’è di nuovo?
           come sta il tuo padrone?
              — Per dir la verità, massa, potrebbe stare anche me-
           glio.
              — Non sta bene? Me ne dispiace davvero. Ma che
           cos’ha, di cosa si lamenta?

              — Eh, appunto...; non si lamenta di nulla... ma è ma-
           lato lo stesso; malato grave.
              — Grave, Jupiter!... perché non me l’hai detto subito?
           È a letto?
              — Nemmeno per sogno! Non trova pace in nessun
           posto, questo è il male... io sto molto in pensiero per il
           povero massa Will.
              — Spiegati chiaro, Jupiter, santo Dio! Dici che il tuo
           padrone è malato. Non ti ha detto che cosa ha?
              — Ecco, massa, perché vi arrabbiate? Massa Will
           dice che lui non ha niente: ma allora cos’è che lo fa an-
           dare di qua e di là, a questo modo, con la testa giú e le
           spalle su, e bianco come un’oca? E poi quelle cifre,
           sempre...


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