Page 11 - Lo scarabeo d'oro
P. 11
biate fatte: il fatto è che io non le vedo; — e gli resi la
carta senza altre osservazioni, non volendo farlo inquie-
tare, ma ero molto sorpreso della piega che prendeva la
faccenda; il suo cattivo umore mi dava da pensare, men-
tre il disegno dell’insetto non presentava traccia di an-
tenne, ed era senza dubbio molto somigliante all’imma-
gine solita di un teschio.
Legrand riprese la carta di malumore, e stava per
spiegazzarla, apparentemente per buttarla nel fuoco,
quando un’occhiata distratta al disegno parve improvvi-
samente richiamare su quello la sua attenzione. In un
momento il suo viso diventò rosso di bragia, e subito
dopo pallidissimo. Seguitò qualche minuto, senza muo-
versi di dove stava, a esaminare minutamente il disegno.
Finalmente si alzò, prese di sulla tavola una candela e
andò a sedersi su un baule da marinaio nel canto piú
lontano della stanza. Là riprese con ansia a esaminare la
carta, rigirandola in tutti i sensi. Però non diceva nulla, e
il suo modo di fare mi stupiva estremamente; comunque
io giudicai prudente di non esacerbare il suo crescente
malumore con qualche commento. Poi dalla tasca della
giacchetta egli prese il portafogli, vi mise accuratamente
la carta, e lo ripose in una scrivania che chiuse a chiave.
Cominciò allora a calmarsi; ma il suo entusiasmo di pri-
ma si era spento affatto. Tuttavia pareva piuttosto astrat-
to che scontroso. Col protrarsi della serata, si assorbí
sempre piú nelle sue fantasticherie dalle quali i miei
tratti di spirito non riuscivano a destarlo. Avevo avuto
l’intenzione di passare la notte nella capanna, come
11