Page 8 - Lo scarabeo d'oro
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assolutamente nuovo, e del quale desiderava di avere, la
           mattina dopo, la mia opinione.
              — E perché no stasera? — domandai io con le mani
           tese alla fiamma, mandando al diavolo dentro di me
           l’intera genia degli scarabei.
              — Ah, se avessi saputo che eravate qui! — fece Le-
           grand. — Ma è tanto che non vi abbiamo visto; come
           avrei mai potuto immaginare che sareste venuto a farmi
           visita per l’appunto stasera? Tornando a casa ho incon-
           trato il tenente G..., del forte, e, da vero stordito, gli ho
           prestato lo scarabeo e cosí non lo potrete vedere sino a
           domattina. Fermatevi qui stanotte, e domattina all’alba
           manderò Jup a riprenderlo. È la cosa piú bella del crea-
           to!
              — Cosa! l’alba?

              — No, no! Lo scarabeo. È tutto color d’oro, grosso
           come una noce, con due macchie nerissime a una estre-
           mità del dorso, e una terza, un po’ lunga, all’altra. Le
           antenne sono...
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              — Che antenne e non antenne! — interruppe Jupiter .
           — È proprio un ronzon d’oro, tutto d’oro, di dentro e di
           fuori, meno le ali. Mai sentito un insetto che pesasse
           nemmeno la metà di quello lí.

              1 Vi è qui un gioco di parole, che sarebbe vana fatica cercar di
           tradurre. Tutt’al piú  si potrebbe sostituire con un altro, ciò che
           non mancherebbe di essere alquanto arbitrario. Parimenti è gioco-
           forza rinunziare a rendere il gergo del negro che nessun dialetto
           renderebbe; tanto per averne un’idea, si può paragonarlo al modo
           di parlare dei bambini. (N.d.T.)


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