Page 6 - Lo scarabeo d'oro
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Charleston, s’incontra, è vero, il palmetto spinoso; ma,
fatta eccezione di questo punto occidentale e di una stri-
scia dura e biancastra sul mare, tutta l’isola è coperta da
una fitta macchia di mirto odoroso, tanto apprezzato da-
gli orticultori inglesi. I cespugli, qui, raggiungono spes-
so l’altezza di quindici o venti piedi e formano un folto
quasi impenetrabile, che appesantisce l’aria della sua
fragranza.
Nel piú forte di questa macchia, non lontano dall’e-
stremità orientale, la piú remota, dell’isola, Legrand si
era costruito una piccola capanna, nella quale viveva
quando io, per puro caso, feci la sua conoscenza. Questa
ben presto si cambiò in amicizia, poiché nel carattere di
quel recluso vi era di che destare l’interesse e la stima.
Egli era molto istruito, dotato di facoltà intellettuali non
comuni ma affetto da misantropia e soggetto a morbose
alternative di entusiasmo e di malinconia. Aveva con sé
molti libri ma raramente leggeva. I suoi divertimenti
principali erano la caccia e la pesca, o anche passeggiare
sulla spiaggia o fra i mirti in cerca di conchiglie e di ra-
rità entomologiche; la sua collezione avrebbe potuto
fare invidia a un Swammerdamm. In queste escursioni
lo accompagnava di solito un vecchio negro di nome Ju-
piter, affrancato prima che cominciassero i rovesci della
famiglia Legrand, ma che nessuno era riuscito né con
minacce né con promesse a convincere di abbandonare
quello che egli considerava diritto di sorveglianza sul
suo giovane «Massa Will». Non è improbabile che i pa-
renti di Legrand, ritenendo quest’ultimo alquanto squili-
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