Page 16 - Il pozzo e il pendolo
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della cella era quadrata. Quello che avevo preso per
muro, ora pareva di ferro o di altro metallo, in lastre
enormi, le cui giunture formavano le rientranze di cui ho
detto sopra. L’intera superficie di quella costruzione me-
tallica era grossolanamente imbrattata di tutti gli emble-
mi orribili e ripugnanti ai quali la superstizione sepol-
crale dei monaci ha dato origine: figure di diavoli in at-
teggiamenti di minaccia, scheletri, e altre immagini di
un orrore più reale. Osservai che i contorni di quelle
mostruosità erano abbastanza definiti, ma che le tinte
parevano alterate e sbiadite, come per effetto di un’at-
mosfera umida. Notai anche che l’impiantito era di pie-
tra. Nel centro si apriva il pozzo circolare alla cui gola
ero sfuggito; ma era il solo nella prigione.
Vidi tutto questo indistintamente e con molto sforzo,
poiché la mia posizione si era nel sonno singolarmente
mutata. Mi trovavo adesso coricato sul dorso, su una
specie di basso telaio di legno, al quale ero solidamente
legato con una lunga striscia, che somigliava a una fa-
scia. Questa striscia mi avvolgeva più volte il corpo la-
sciando liberi la testa e il braccio sinistro solo quel tanto
che mi permetteva, con molto sforzo, di prendere il cibo
da un piatto di terra posto accanto a me sul suolo. Mi
avvidi con terrore che la brocca era stata tolta. Dico ter-
rore, perché ero divorato da una sete insopportabile, esa-
sperare la quale pareva rientrare nel piano dei miei per-
secutori, a giudicare almeno dal fatto che il cibo messo-
mi accanto era carne terribilmente pepata.
Alzai gli occhi ed esaminai il soffitto della mia pri-
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