Page 13 - Il pozzo e il pendolo
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caddi violentemente in avanti, sul viso.
              Confuso dalla caduta, non osservai subito una circo-
           stanza abbastanza curiosa, che però, dopo pochi secon-
           di, mentre ero ancora disteso, richiamò la mia attenzio-
           ne. Ecco: il mio mento toccava terra, ma le labbra e la
           parte superiore della testa, benché sembrassero trovarsi
           più in basso del mento, non posavano sul suolo. Nel
           tempo stesso mi sentivo la fronte bagnata da un vapore
           diaccio, e un odore, quello caratteristico dei funghi pu-
           trefatti, venne a ferirmi le narici. Allungai il braccio e
           rabbrividii nello scoprire che ero caduto sull’orlo d’un
           pozzo circolare del quale naturalmente non avevo alcun
           mezzo di calcolare la grandezza. Tastando la parete pro-
           prio di sotto al margine, riuscii a smuovere un piccolo
           frammento che lasciai cader nell’abisso. Per vari secon-

           di, rimasi con l’orecchio teso ai rimbalzi ch’esso faceva
           contro le pareti del pozzo nel cadere; finalmente si udì
           un tonfo sordo seguito da echi rumorosi. Nello stesso
           momento si produsse un rumore come di una porta aper-
           ta e chiusa rapidamente sopra alla mia testa, mentre un
           debole raggio di luce balenava improvvisamente attra-
           verso l’oscurità, per subito sparire.
              Vidi chiaramente la sorte che mi era stata preparata e
           mi rallegrai dell’opportuno incidente al quale dovevo la
           salvezza. Un passo ancora, e il mondo non mi avrebbe
           mai più riveduto. Quella fine evitata così a tempo, era
           proprio del genere ch’io avevo giudicato favoloso e as-
           surdo in tutto quanto m’era giunto all’orecchio sull’In-
           quisizione. Le vittime di quella tirannia avevano la scel-


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