Page 12 - Il pozzo e il pendolo
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vo tenuto conto della grandezza dell’ambiente e della
mia debolezza. Il terreno era umido e sdrucciolevole.
Andai avanti per un po’ di tempo barcollando, poi in-
ciampai e caddi. L’estrema stanchezza mi fece restare
così, prostrato a terra, e così il sonno mi prese, poco
dopo.
Quando mi svegliai, nel distendere un braccio trovai
un pane e una brocca d’acqua. Ero troppo esausto per ri-
flettere su questa circostanza, ma bevvi e mangiai avida-
mente. Ripresi quindi il cammino intorno alla prigione
e, con molta fatica, ritrovai finalmente il pezzo di stoffa.
Prima di cadere avevo contato 52 passi, ora, riprenden-
do il cammino, ne contai altri 48 sino allo straccio. In
tutto erano dunque 100 passi; calcolando una yarda ogni
due passi, la segreta doveva avere un circuito di 50 yar-
de. Avevo però incontrato parecchi angoli, e non potevo
fare alcuna induzione sulla forma del sotterraneo; poi-
ché di sotterraneo doveva trattarsi.
Avevo ben poco interesse – e certamente nessuna spe-
ranza – nel fare queste ricerche; tuttavia una vaga curio-
sità mi spingeva a continuarle. Staccandomi dal muro,
risolvetti di traversare la superficie circoscritta. Da prin-
cipio avanzai con estrema cautela perché il pavimento,
sebbene sembrasse fatto di materiale duro, era coperto
di mota sdrucciolevole. Ma in seguito mi feci coraggio e
presi a camminar franco, cercando di andare sulla linea
più diritta possibile. Potevo aver fatto in questo modo
dieci o dodici passi, quando il resto dell’orlo stracciato
del mio vestito mi si attorcigliò alle gambe. Inciampai e
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