Page 10 - Il pozzo e il pendolo
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uno di questi era stato tenuto la sera stessa del giorno
nel quale ero stato giudicato. Mi avevano forse ricon-
dotto in cella per aspettare il prossimo sacrifizio che
avrebbe avuto luogo solo dopo alcuni mesi? Capii subi-
to che poteva essere così. C’era stato bisogno immedia-
to delle vittime. E poi la mia segreta, come tutte le celle
dei condannati a Toledo, era lastricata di pietra, e la luce
non vi mancava del tutto.
A un tratto un pensiero spaventoso mi fece affluire il
sangue al cuore e per qualche istante ricaddi di nuovo
nell’insensibilità. Quando rinvenni, saltai in piedi; un
tremito convulso mi scuoteva in ogni fibra. Protesi sel-
vaggiamente le braccia sopra e intorno a me, in tutte le
direzioni. Non sentivo niente; tuttavia avevo l’orrore di
muovere un passo per non trovarmi a urtare contro i
muri di una tomba. Il sudore mi usciva da tutti i pori e
sulla fronte si raccoglieva in grosse goccie diaccie.
L’angoscia dell’incertezza finì per diventare insopporta-
bile, e mi avanzai con cautela, con le braccia tese in
avanti, e gli occhi fuori dell’orbita nella speranza di per-
cepire qualche debole raggio di luce. Feci parecchi pas-
si, ma tutto era buio e vuoto. Respirai più liberamente.
Sembrava evidente che, almeno, non mi era riserbata la
più orribile di tutte le morti.
Ma, nel mentre continuavo ad avanzare con precau-
zione, mille vaghe voci che correvano sugli orrori di To-
ledo vennero ad affollarmisi nella memoria. Si narrava-
no, intorno alle segrete, cose strane, che io avevo sem-
pre considerato come favole; ma così strane, così spa-
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