Page 6 - Il pozzo e il pendolo
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di quel che per me rappresentava il destino. Le vidi tor-
cersi in una allocuzione mortale. Le vidi formare le sil-
labe del mio nome, e rabbrividii non udendo il suono se-
guire il movimento. Vidi anche, per alcuni deliranti atti-
mi d’orrore, la molle e quasi impercettibile ondulazione
dei drappi neri che ricoprivano le mura della sala. Allora
i miei occhi caddero sui sette grandi candelabri posati
sulla tavola. Dapprima, assurgendo a simboli di carità,
mi apparvero come snelli angeli bianchi, pronti a salvar-
mi; ma poi, a un tratto, una nausea mortale soverchiò il
mio spirito e sentii ogni fibra del mio corpo vibrare
come se avessi toccato il filo di una batteria galvanica e
le forme angeliche si mutarono in spettri senza signifi-
cato, dalla testa di fiamma, per farmi capire che da loro
non potevo sperare soccorso. E allora penetrò nella mia
mente, come un’armoniosa nota musicale, il pensiero
del dolce riposo che ci deve aspettare nella tomba. Era
un pensiero che mi vinceva dolcemente e come di sfug-
gita, e parve impiegare molto tempo ad assumere tutto il
suo valore; ma proprio come il mio spirito giungeva fi-
nalmente a capirlo bene e immedesimarvisi, scomparve-
ro, per incanto, le figure dei giudici; i grandi candelabri
si disfecero nel nulla; le loro fiamme si spensero, so-
pravvenne il nero delle tenebre; ogni sensazione parve
ingoiata da una pazza e precipitosa discesa dell’anima
all’Averno. E tutto l’universo fu notte, silenzio, immobi-
lità.
Ero svenuto, tuttavia non dirò che avessi perduto ogni
sentimento. Non tenterò di definire, né di descrivere
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