Page 14 - Il pozzo e il pendolo
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ta fra la morte nelle più tremende agonie fisiche, e la
morte nelle più orribili torture morali. Io ero stato riser-
vato a quest’ultima. I miei nervi erano così eccitati dalle
lunghe sofferenze, che il suono della mia stessa voce mi
faceva rabbrividire. Ero insomma divenuto sotto ogni
punto di vista un soggetto adatto al genere di tortura che
mi aspettava.
Tremando in tutte le membra, ritornai a tastoni verso
il muro, risoluto a lasciarmi morire contro di esso piut-
tosto che affrontare l’orrore dei pozzi che la mia fantasia
moltiplicava nelle tenebre della segreta. In un’altra con-
dizione di spirito, avrei potuto avere il coraggio di finir-
la di un colpo con le mie miserie saltando in uno di quei
baratri; ma allora, ero il più vigliacco degli uomini. Né
potevo dimenticare ciò che avevo letto di quei pozzi, co-
struiti, pareva, in modo da escludere, per chi vi fosse ca-
duto, l’estinzione repentina della vita.
L’agitazione dello spirito mi tenne desto per molte
lunghe ore; finalmente però mi assopii di nuovo. Al ri-
sveglio, mi trovai a lato, come la prima volta, un pane e
una brocca d’acqua. Ero arso dalla sete e vuotai la broc-
ca di un sorso. L’acqua doveva contenere un narcotico,
perché avevo appena finito di bere che ricaddi preda di
un irresistibile assopimento. Un sonno profondo, un
sonno come quello della morte, s’impadronì di me.
Quanto tempo durasse, naturalmente, non so dirlo; ma
come ebbi riaperti gli occhi un’altra volta, constatai che
gli oggetti intorno a me erano divenuti visibili. Grazie a
uno strano riflesso sulfureo, di cui sul principio non riu-
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