Page 25 - Una discesa nel Maelstrom
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già descritto scendevano in un fiume di luce dorata
           lungo le nere pareti, penetrando sino nelle più intime
           profondità dell’abisso.
              Sul principio ero troppo confuso, per poter osservare
           le cose con esattezza. L’improvviso schiudersi di tanta
           terrifica   magnificenza   mi   occupava   tutto.   Tuttavia
           appena mi fui un po’ riavuto, spinsi istintivamente lo
           sguardo   verso   il   fondo.   Nulla,   in   quella   direzione,
           ostacolava la mia vista, per il modo in cui la barca era
           rimasta   sospesa   sulla   superficie   inclinata   dell’abisso.
           Essa continuava a correre sulla sua chiglia; col ponte
           cioè parallelo al piano dell’acqua, ma siccome questa
           formava un pendio a un’inclinazione di più di 45 gradi,
           noi eravamo come se ci trovassimo coricati sul fianco.
           Tuttavia non potei fare a meno di osservare che in quella

           posizione potevo reggermi con le mani e coi piedi né
           più né meno come su un piano orizzontale: ciò che,
           suppongo,   dipendeva   dalla   velocità   con   la   quale
           giravamo.
              I   raggi   della   luna   sembravano   rovistare   il   fondo
           dell’immenso abisso; però io non riuscivo a distinguere
           nulla a cagione di una fitta nebbia che avvolgeva le
           cose, sulla quale era sospeso un magnifico arcobaleno,
           simile a quel ponte stretto e pericolante che, secondo i
           musulmani, costituisce l’unico passaggio fra il tempo e
           l’eternità. Questa nebbia o schiuma era senza dubbio
           determinata dal cozzo delle immense pareti al punto in
           cui s’incontravano, nel fondo; ma l’urlo che da quella
           nebbia   saliva   al   cielo   non   ardisco   provarmi   a


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