Page 23 - Una discesa nel Maelstrom
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cagionata simultaneamente dall’azione del vento e da
quella della schiuma. Vi acciecano, vi assordiscono, vi
affogano, togliendovi ogni facoltà d’azione e di
riflessione. Ma ormai eravamo sollevati in gran parte da
questi fastidi; come quei miserabili condannati a morte,
a cui nella prigione vengono accordati alcuni lievi favori
che si negavano loro quando la loro sorte era ancora
incerta.
Quante volte facemmo il giro della cintura, è
impossibile saperlo. Corremmo sempre in giro per forse
un’ora; volando piuttosto che galleggiando,
accostandoci sempre più al centro del vortice e sempre
più vicini al suo spaventevole orlo interno.
In tutto questo tempo le mie mani non avevano mai
lasciato la chiavarda. Mio fratello, a poppa, si teneva ad
una botticella vuota, fissata solidamente sotto alla
vedetta, dietro l’abitacolo; unico oggetto in coperta che
non fosse stato spazzato via al momento in cui la
tempesta ci aveva colto.
Mentre ci avvicinavamo all’orlo del pozzo, egli lasciò
andare il barile tentando d’impadronirsi dell’anello, dal
quale, nell’agonia del terrore, cercò di strappare le mie
mani, poiché non era abbastanza grande da offrire una
presa sicura a tutti e due. In vita mia non ho provato
dolore maggiore di quando lo vidi tentare una simile
azione, benché sapessi che era fuori di sé dallo
spavento. Non cercai, ad ogni modo, di disputargli il
posto – sapevo che reggersi o no non contava nulla – e
abbandonatogli l’anello, andai ad aggrapparmi al barile,
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