Page 18 - Una discesa nel Maelstrom
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andato fuoribordo, mi gettai boccone sul ponte, coi piedi
contro alla murata di prua e le mani attaccate a una
chiavarda, vicina al piede dell’albero. Fu l’istinto che
me lo dettò (e certamente era quanto di meglio potessi
fare in quel momento); ero troppo fuori di me per poter
ragionare.
Come ho detto, per alcuni momenti fummo
completamente sommersi; e finché mi fu possibile
resistere rimasi, trattenendo il respiro, aggrappato
all’anello. Quando non ne potei più, mi rizzai sulle
ginocchia, sempre tenendomi aggrappato con le mani, e
così levai la testa fuori dell’acqua. Allora la barca si
scosse, proprio come un cane che esce fuor d’acqua, e
così si liberò in parte dal mare. Ora tentavo di sottrarmi
allo stupore che mi aveva invaso e di riprendere i sensi
per vedere che cosa si potesse fare, quando mi sentii
afferrare per il braccio da qualcuno.
Era il mio fratello maggiore, e il cuore mi balzò dalla
gioia, poiché ero sicuro che fosse stato spazzato via, ma
il momento dopo la mia gioia si cambiò in terrore,
poiché egli, mettendomi la bocca all’orecchio, urlò la
parola: “Moskoe-Strom!”.
Nessuno saprà mai le mie sensazioni di quel
momento! Tremavo dalla testa ai piedi, come se fossi
stato preso da un violentissimo accesso di febbre.
Sapevo bene cosa mio fratello voleva dire con quella
parola, “Moskoe-Strom”, sapevo anche troppo bene che
cosa voleva far capire. Il vento ci spingeva
inesorabilmente verso il vortice dello Strom, e nulla ci
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