Page 17 - Una discesa nel Maelstrom
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l’orizzonte tutto coperto di una strana nebbia color di
rame, che saliva con velocità stupefacente.
Allora il vento, che ci aveva preso di fronte, cadde, e
sopravvenne una calma accasciante per cui si andò alla
deriva, di qua e di là, in ogni direzione. Questo stato di
cose non durò però abbastanza da darci il tempo di
riflettere; in meno di un minuto la tempesta ci fu
addosso, in meno di due il cielo fu tutto coperto e fra
questo e la schiuma che schiaffeggiava la barca, non
potemmo più vederci l’un l’altro a bordo.
Sarebbe follia provarsi a descrivere l’uragano che
soffiò allora. Il più vecchio marinaio di Norvegia non
aveva mai conosciuto nulla di simile. Prima che il colpo
di vento ci sorprendesse, avevamo ammainato le vele,
ma alla prima raffica i nostri due alberi si spezzarono
come se fossero stati segati al piede, e l’albero maestro
trascinò seco mio fratello minore il quale vi si era legato
per sicurezza.
Il nostro battello era la piuma più leggera che avesse
mai scivolato sulle acque. Il ponte era completamente
chiuso con soltanto a prua un piccolo boccaporto, che
era nostra solita cura di chiudere saldamente durante la
traversata dello Strom, per misura di precauzione contro
il mare rotto. Se non fosse stato per questa circostanza,
saremmo calati a fondo subito, giacché per alcuni
minuti fummo interamente coperti dalle acque.
Come mio fratello maggiore sia scampato alla morte
non so dirlo, non avendo mai avuto modo di accertarlo.
In quanto a me, appena l’albero di trinchetto se ne fu
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