Page 22 - Una discesa nel Maelstrom
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paralizzato sulle prime. Suppongo che era la
disperazione a irrigidire i miei nervi.
Vi parrà forse una millanteria, ma in fede mia vi dico
il vero: cominciai a riflettere che cosa stupenda fosse
morire in quel modo, e quanto fossi sciocco a
preoccuparmi di una cosa così piccola come la mia vita,
di fronte a una manifestazione così magniloquente della
potenza divina. Credo, in verità, di essere arrossito dalla
vergogna quando questa idea mi attraversò la mente. E
poco dopo fui preso dalla più ardente curiosità riguardo
al vortice medesimo. Provai realmente il desiderio di
esplorare i suoi abissi anche a costo del sacrificio che
stavo per fare; e se rammarichi avevo, il più grosso mi
veniva dalla considerazione di non poter mai raccontare
ai miei vecchi compagni i misteri che stavo per
conoscere. Erano codeste, senza dubbio, fantasie
singolari per la mente di un uomo che versa in tali
estremità, e spesso poi mi è venuta l’idea che le
rivoluzioni del battello intorno all’abisso mi avessero un
po’ tolto il senno.
Un’altra circostanza però contribuì a restituirmi la
padronanza di me stesso, e fu il cadere del vento che
nella situazione in cui eravamo non poteva più arrivare
sino a noi, poiché, come avete visto da voi stesso, la
zona di schiuma è molto al disotto del livello naturale
dell’oceano, e questo oramai si levava sopra a noi come
la cresta d’un’alta, nera montagna. Se non vi siete mai
trovato in mare durante le furie di una tempesta, non
potete formarvi un’idea della confusione mentale
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