Page 20 - Una discesa nel Maelstrom
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cresciuto, che non mi riuscì di fargli comprendere una
           sola parola, quantunque gridassi dentro al suo orecchio
           con tutta la mia voce. A un tratto egli scosse la testa,
           divenne di un pallore mortale e alzò un dito, come per
           dire: “Ascolta!”.
              Lì per lì non capii che cosa volesse dire, ma ben
           presto uno spaventoso pensiero mi balenò nella mente.
           Tirai l’orologio dall’occhiello. Non camminava. Alla
           luce   della   luna   fissai   il   quadrante   e   scoppiando   in
           singhiozzi   lo   gettai   nell’oceano.  L’orologio   si   era
           fermato alle sette! Avevamo lasciato passare la tregua
           della marea e il turbine dello Strom era in tutto il suo
           furore!
              Quando un battello è ben costruito, bene armato, e
           non troppo carico, sembra che le ondate, durante la

           burrasca, al largo, gli sfuggano di sotto allo scafo, il che
           riesce strano a chi non è pratico di mare, e in linguaggio
           marinaresco è detto  cavalcare. Sino a quel momento
           avevamo   cavalcato   molto   bene,   ma   un’ondata
           gigantesca ci prese adesso di sotto, e ci levò con sé sulla
           sua cresta, sempre più su, come per condurci in cielo.
           Non avrei mai immaginato che un’onda potesse salire
           tanto   in   alto.   E   poi   calammo   con   un   impeto,   uno
           scivolone, un tuffo che mi dette la nausea e le vertigini
           come a cadere in sogno dalla vetta di un’alta montagna.
           Ma   dalla   cresta   dell’onda   avevo   gettato   un   rapido
           sguardo  intorno...  e uno  sguardo  era  bastato.  Avevo
           visto la nostra posizione.
              Il vortice del Moskoe-Strom si trovava a un quarto di


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