Page 33 - I delitti della rue Morgue
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– Ora io aspetto, – continuò egli dando un’occhiata
alla porta della nostra stanza – aspetto una persona che,
per quanto forse non sia l’autrice di questa carneficina,
deve pure trovarsi in parte coinvolta nella sua perpetra-
zione. Della parte piú atroce del misfatto è probabile che
sia innocente. Spero anzi di non ingannarmi su questa
ipotesi, perché è appunto su di essa che fondo la speran-
za di sciogliere l’intero enimma. L’aspetto qui, in questa
stanza, da un momento all’altro. Può darsi che non ven-
ga, è vero; ma è piú probabile che venga. Se viene, biso-
gnerà trattenerla. Ecco qui un paio di pistole: sappiamo
ambedue come adoperarle, quando l’occasione lo vuole.
Senza troppo saper quel che facevo, né credere alle
mie orecchie, presi le pistole mentre Dupin continuava a
discorrere come in soliloquio. Ho già parlato dei modi
distratti ch’egli prendeva in momenti simili. Il suo di-
scorso era rivolto a me; ma la sua voce, sebbene non si
fosse alzata piú del normale, aveva quell’intonazione
che abitualmente si prende discorrendo con qualcuno
che si trovi a grande distanza. I suoi occhi guardavano,
con una espressione vacua, la parete.
– Che le voci che si disputavano, – diceva – udite da
tutti coloro che salivano le scale, non erano emesse dalle
due donne, è piú che provato dalle testimonianze. Que-
sto ci libera da ogni dubbio sulla questione se la vecchia
possa aver assassinato la figlia e poi essersi uccisa. Par-
lo di questo punto piú che altro per amore di metodo;
perché Madame L’Espanaye non avrebbe mai avuto la
forza d’introdurre il corpo di sua figlia nella canna del
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