Page 29 - I delitti della rue Morgue
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dain quando chiedeva «la sua veste da camera per sentir
meglio la musica». I risultati cosí ottenuti sono spesso
sorprendenti, ma quasi sempre sono dovuti soltanto alla
semplice diligenza e all’attività. Dove queste facoltà
non bastano i loro piani non riescono. Vidocq, per esem-
pio, sapeva indovinare, ed era uomo di perseveranza.
Ma non avendo la mente educata a riflettere, continua-
mente sbagliava strada per lo stesso ardore delle sue in-
vestigazioni. Guastava la sua visione, stando troppo vi-
cino all’oggetto. Poteva forse vedere uno o due punti
con singolare chiarezza, ma procedendo cosí perdeva
necessariamente di vista il problema nel suo insieme. Si
può anche essere troppo profondi. La verità non è sem-
pre in un pozzo. Anzi, per quanto riguarda le nozioni
piú importanti, io credo che sia invariabilmente alla su-
perficie. Profonde sono le valli nelle quali la cerchiamo,
ma è sulle cime della montagna, che essa viene trovata.
Dei modi e delle sorgenti di questa specie di errori, la
contemplazione dei corpi celesti ci porge mirabili esem-
pi. Dando rapide occhiate a una stella, guardandola obli-
quamente, voltando verso di lei la parte laterale della re-
tina (piú sensibile della parte centrale alla luce debole),
la vedrete distintamente, ne potrete apprezzare il chiaro-
re; chiarore che diminuisce di mano in mano che voltate
direttamente la sguardo su di lei. In questo caso l’occhio
è effettivamente colpito da un maggior numero di raggi;
ma nel primo vi è una capacità piú viva e raffinata di ri-
cevibilità. Con la troppa profondità indeboliamo e ren-
diamo perplesso il pensiero; si potrebbe far scomparire
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