Page 45 - Odi e Inni
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O negro, uccisi il giustizier sul palco,
uccisi il carcerier dietro le porte.
Il cuor t’alia nel petto come un falco
inchiodato. Sta su! Guarda, se vuoi
le genti armate col mio piede io calco.
La tua sentenza... la bruciai co’ tuoi
giudici. Il tuo delitto... io lo soppressi.
Non lo sappiamo ch’io e tu: tra noi.
Non temer più. Perché più non temessi
de’ tuoi nemici, negro, uccisi tutti:
se avevi amici, negro, uccisi anch’essi.
Coi sassi intorno li inseguii: con flutti
di fango, fiati di veleno, fiumi
di fuoco: altri sepolti, altri distrutti.
Non c’è più sangue, se non arso, in grumi.
Di tanti cuori, batte ancor sol uno.
Non c’è, di bocche, che la tua che fumi.
E la mia. Negro, non c’è più nessuno –.
IV
Parlò con nella gran voce i tripudi
del fuoco interno. E tacque. Io gli occhi affissi,
su, nella taciturna solitudine:
all’alta notte appesi il cuor, se udissi
più voce d’uomo, urlo di fiera, volo
di mosca. Tutto, se tacean gli abissi,
taceva. E il monte riprendea: – Figliuolo,
è morto il mondo, l’uomo, il topo, il ragno,
il tempo, tutto. Siamo in due. Sei solo.
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