Page 44 - Odi e Inni
P. 44
II
Un mattino, io credei morto il domani!
Io non sapevo, avvinto alla catena,
che sfregar lento, su e giù, le mani;
dove parea fosforeggiar la vena...
od una macchia. Dalle quattro oscure
pareti io vidi la gran piazza, piena.
Col viso giallo al sole eran figure
nere attorno ad un palco: erano attente
a un uomo assorto nel provar la scure.
Tra il ceppo e il filo, sì sottil, no, niente
c’era per anche. E già quel colpo ghiaccio
succhiava il sangue a tutta quella gente.
Ecco... risonar passi, un catenaccio
stridere, aprire un poco l’uscio, a un poco
di luce entrar la lunga ombra d’un braccio...
quando uno scroscio, un lampo udii di fuoco,
un crollare, un girar tutto in un’onda,
gli urli di tutti in un sol urlo fioco
come d’un solo... E, come fosse fionda,
la mia catena mi rotò con sé,
e scagliò. Nella oscurità profonda
intesi: – Negro, lascia fare a me!
III
Io sono, negro, la Montagna Calva,
io sono il caso, io sono il dio più forte,
che gli altri uccide, ma che te, ti salva.
L’ebbero, negro, l’ebbero la morte!
42