Page 39 - Odi e Inni
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e d’uno sbalzo avventò contro il fato
                         i due cavalli della morte.








                                          NEL CARCERE DI GINEVRA






                                                            I


                         ... Dormi, – parlò – figlio dell’uomo ignoto?
                         dal tuo delitto erri lontanto? hai morso,

                         per non tornarvi, al dolce fior del loto?



                         Dormi? Oh! lontano tu sei già trascorso.
                         Nel sonno oscuro il tuo pensier calpesta
                         suolo senz’eco e vie senza rimorso.



                         Non m’odi? Io pendo sopra la tua testa;

                         busso al tuo cuore taciturno e vuoto.
                         Sai chi ti chiama? sai chi ti ridesta?



                         Odimi: sono il padre tuo, l’Ignoto.






                                                            II


                         Son io che uccisi, forse; io non veduto;
                         sì; io che piango a capo del tuo letto

                         e che parlo nel tuo carcere muto.


                         Piangiamo insieme. M’odi? Eri un reietto,

                         un solitario nella dura via;
                         andavi senza pane e senza tetto



                         e senza nome; e della legge pia
                         non t’accorgesti che per le catene;

                         e la tua patria t’intimò: Va via!



                         anche tua madre, Va! ti disse... Ebbene?


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