Page 35 - Odi e Inni
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tonfo che porta il vento,
d’un cupo negarìt lontano!
Vi segna il tempo il negarìt tigrigno,
o sfogliatrici! E sul cader del ballo
sento l’hellelta: un rigno
equino, un canto agro di gallo:
di gallo desto sui dormenti, in cima
del tetto; che, quando una stella smuore,
grida la vita; prima
che il sogno sia finito in cuore.
A CIAPIN
Quella vendemmia ch’hai deposta, senza
libarne, pura, nel cellier di sotto,
tre anni fa, per l’ora che in licenza
venga Pinotto;
quella vendemmia che sgorgò dal cerro
del masso, credo; ch’odïò la fonte;
ch’altra non ebbe tanto del tuo ferro,
ferreo Piemonte;
quella vendemmia che ribollì scossa
tutta da un cupo palpito alla prima
luna di marzo, come l’onda rossa
d’Abba Garima;
e ch’ora tiene nel suo forte vetro,
come in un muto e forte cuor, costretta
l’ira d’allora e il lungo pensier tetro
della vendetta:
Ciapin fedele, frema negli oscuri
vetri segnati dalla cauta cera,
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