Page 30 - Odi e Inni
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scansando mulini e gualchiere;
                         chè ad opra m’ha preso il podere.



                         Vo mogio mogio: povero a povere

                         genti discendo, piccolo a piccoli
                         poderi che sembrano aiuole,
                         ma che ora inaspriscono al sole.



                         Son donne e vecchi soli, e mi chiamano

                         ne’ solchi nuovi, perché v’abbeveri
                         quel lor sessantino che muore
                         prim’anche di mettere il fiore.



                         Ora, un po’ d’acqua chiesi alla Pania,

                         alle mie buone polle di Gangheri,
                         per que’ poveretti, che, uguanno
                         non mesco, non desineranno…»



                         Chi mai può dirti, fiume che palpiti

                         come il buon cuore per la buon’opera:
                         – Perché tu non operi il bene,
                         mi prendo per me le tue vene –?



                         O Serchio nostro, fiume del popolo,

                         io t’udii, forte come un gran popolo
                         che sopra il conteso avvenire
                         va, l’ora che volle, ruggire.



                         Torbido, rapido, irresistibile,

                         correvi all’ombra di nere nuvole,
                         portandoti in cima del flutto
                         le livide folgori e tutto:



                         tutto! anche quello ch’è tuo, ch’è opera

                         tua! Ma di tutto, fiume, eri immemore
                         tu! fuor che di precipitare
                         laggiù nell’abisso del mare.










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