Page 29 - Odi e Inni
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del monte, per l’acqua che adduce
dalla’alto, rendendogli luce.
Lavoratore lieto, coi giovani
figli, Ania, Lima, Fraga, le Turriti,
gigante con figli giganti,
tra il lungo lavoro tu canti.
Sei l’avvenire. Tra le casipole
bianche, con vive siepi, col proprio
suo caldo ciascuno e suo rezzo,
tu sei la gran vita di mezzo.
Va! Invano, o eterno fiume dei secoli,
l’Oggi, il pigro Oggi, ti dice: – I muscoli
che zappino il nostro, il tuo bene,
per te!ma per me le tue vene! –
Va, va, Domani certo e ceruleo!
Te vidi, quando sceso, negli umili
tuoi giorni di magra, dal monte,
parevi arrossire del ponte:
del ponte grande, tu sottil rivolo,
roseo per una nuvola rosea,
cui chiesero, il giorno, le polle,
che le ravvenasse, e non volle:
tonò su Tiglio, tonò su Perpoli,
velò il meriggio tinnulo all’aride
cicale che tacquero, nera
passò: sorrideva, la sera:
la sera, o Serchio, mentre sul candido
tuo greto fitte squittian le rondini,
dicevi: «Oh! in quest’afa d’estate
le mie spumeggianti cascate!
Né bacio il piede bianco dei gattici,
ma su le ghiaie lucide scivolo,
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