Page 24 - Odi e Inni
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sui sacri fonti, onde gemea tra il musco
                         l’acqua negli otri,



                         mentre sul poggio i vecchi deiformi

                         stavano, immersi nel silenzio e torvi
                         guardando in cielo roteare stormi
                         neri di corvi.



                         Pendeva un grave gracidar su capi

                         d’auguri assòrti, e presso l’acque intenta
                         era al sussurro musico dell’api
                         qualche Carmenta;



                         ché allor chiamavi come ancor richiami,

                         alle tue rosse fragole ed ai bianchi
                         tuoi fiori, i corvi, a un tempo, e l’api: sciami,
                         àlbatro, e branchi.



                         Gente raminga sorveniva, e guerra

                         era con loro; si sentian mugliare
                         corni di truce bufalo da terra,
                         conche dal mare



                         concave, piene d’iride e del vento

                         della fortuna. Al lido navi nere
                         volgean gli aplustri con d’opaco argento
                         grandi Chimere;



                         che avean portato al sacro fiume ignoto

                         un errabondo popolo nettunio
                         dalla città vanita su nel vuoto
                         d’un plenilunio.



                         Le donne, nuove a quei silvestri luoghi,

                         ora sciogliean le lunghe chiome e il pianto
                         spesso intonato intorno ad alti roghi
                         lungo lo Xanto;



                         ed i lor maschi voi mietean di spada,

                         àlbatri verdi, e rami e ceree polle


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