Page 38 - Odi e Inni
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a cui fremeano sopra il bianco cinghio
dei denti le narici larghe.
Parlava, il Sauro. Erano lancie in alto,
in alto sferze tremolando appena:
e il Baio frenando nei garretti il salto
scavava accanto a lui la rena.
Curvo dal cocchio sino al giogo Achille
udia da presso la vocal sua fiera.
Si riflettean tra loro le pupille
di tra la chioma e la criniera.
E la sua fiera gli dicea che infranto
gli era il ritorno. E tutti i cuori invase
l’amor lontano e il subito rimpianto
dei figli e delle eccelse case.
E in cuore alcuno lontanò sul mare,
né più le briglie, ma reggea le scotte,
col vento in poppa, e già vedea brillare
dei fuochi nell’azzurra notte.
Parlava ancora, ma l’Erinni al Sauro
ruppe la voce, che finì in nitrito
quale il nitrito umano d’un centauro
che in guato fu da un dio ferito.
Rispose Achille: e il Sauro a lui la testa
volse e l’orecchio acuto come strale,
come se gli narrasse una tempesta
suo padre, il Vento occidentale.
Lo so, rispose. E un raggio di tramonto
tacitamente per le bronzee file
passò, mentre sonò dall’Ellesponto
un ululato femminile.
Allora il grido sopra l’ululato
levò, che scosse al grande Ilio le porte
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