Page 132 - Odi e Inni
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non si dà che per nave, a chi non abbia
un remeggio di bianche ali di cigno...
ODISSEO Tu, anzi, dimmi, né mentirmi accorta,
qual terra è questa, che dall’acque è cinta?
buona non già, né grande: aspra e selvaggia;
deserta, senza voci, odo, di vita.
Diceva, e un improvviso ululo acuto
da boschi e botri si levò, di ninfe;
e dei torrenti risonò lo scroscio.
E il grande olivo, con un frullo lieve,
versò nell’aria un pigolìo d’uccelli.
E uscian dall’antro al nuovo sol ronzando
l’api, volando al murmure del fonte.
E i meli, al mattutino urto del vento,
piovvero i bianchi petali dei fiori.
VERGINE Itaca...
ODISSEO Dici? Dici?
VERGINE Itaca...
ODISSEO Hai detto...?
VERGINE Itaca! L’isola mia poverella
ha l’aure limpide, fertili l’acque.
Non infinita... forse, ma bella
per chi vi nacque.
ODISSEO Itaca?
VERGINE Ripida, forse; ma s’apre
il croco e l’iride sotto i suoi rovi.
A monte, a valle, belano capre,
mugliano bovi.
ODISSEO Itaca?
VERGINE E il fragile grano vi mesce
l’oro alla porpora varia degli orti.
È aspra, dici? Forte: e ci cresce
giovani forti.
ODISSEO Itaca? E tu volesti ora mentirmi!
VERGINE Quello che tremola d’alberi,
Nérito è, pieno di timo.
Quando si torna nell’isola,
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