Page 131 - Odi e Inni
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sublime, marmorea, coi troni
                         d’argento.

                         Io dissi: O mia casa! O mia casa
                         che scricchioli al vento!

                         col logoro tuo limitare,
                         dov’Argo s’adagia, fiutando nel mare!



                         La dea della notte,
                         perché mi cadesse il ritorno

                         dal cuore,
                         mi diede un suo manto
                         tra cui non si muore.

                         Ma io lo bagnava, ogni giorno,
                         di pianto.

                         Mi disse: – Immortale
                         sarai, se rimani... – Morire!
                         ma nella mia terra! morire!

                         vedendone, lungi, le spire
                         del fumo che sale.



                         Egli piangeva, e stava ora a lui presso
                         un’altocinta vergine ricciuta,

                         che, rosea sorta al rosseggiar del giorno,
                         alla sempre corrente acqua veniva

                         della fontana. Ella portava in capo
                         un suo canestro di dedalei vinchi,
                         con le vesti de’ floridi fratelli,

                         belle, e le sue; ché le pendea nel cuore
                         il dì pensoso delle nozze, quando

                         e pure vesti ella indossar doveva
                         e pure a quelli del corteo fornirle.
                         Stette presso l’ignoto uomo, e gli disse:

                         VERGINE Ospite piangi? Gran pietà, chi piange
                         su l’alba il pianto ch’alla sera è sacro.

                         Dimmi? Qual suona il nome tuo?
                         ODISSEO Nessuno.
                         Chiedi il mio chiaro nome? Ecco, Nessuno!

                         VERGINE Nessuno, e quando qui giungesti, e come?
                         Giungere a terra che dall’acque è cinta,





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