Page 126 - Odi e Inni
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INNO DEGLI EMIGRATI ITALIANI
A DANTE
Esule a cui ciascuno fu crudele;
tu cui da sé la dolce patria scisse
e spinse in mare legno senza vele...
Ma tu scendesti a interrogare Ulisse
il molto errante, il molto pazïente,
e ci dicesti ciò ch’egli ti disse:
– Uomini, non credete all’occidente:
ciò ch’è a voi sera è prima aurora altrui.
Seguite me nel mondo senza gente:
dire, anche morti, gioverà: Vi fui! –
Profeta, e tu, lungo l’Oceano insonne
dicevi ad uno insonne sulle porte
schiuse e vietate: – Non ci son colonne!
Le pose a segno Ercole eroe, che in sorte
ebbe l’eterna Gioventù ribelle.
Le pose il forte: passa oltre il più forte.
Va! Salpa! Issa le vele! Cerca stelle
più nuove, ignoti mari e vie sul rombo
di venti ignoti, e le tre caravelle
ad altre terre adduci ormai, Colombo –.
O timonier d’Italia eterno, Dante!
Sei tu che volgi dove vuoi la prora
sul nostro lungo solco spumeggiante!
Con lui tu fosti: governavi allora
Santa Maria, quando sul limitare
del nuovo Mondo, ella attendea l’aurora.
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