Page 121 - Odi e Inni
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IV


                                                            I



                         O tempo degli eroi, quando la cetra
                         sfuggìa di mano al suo cantor caduto
                         e gli fulgeva stelle auree dall’etra!



                         Muta la constellazïone al muto

                         cantor fulgeva. Gli occhi avidi verso
                         il suo tintinno ancor tendeva il bruto.



                         Più lungi il balteo rifulgea, disperso
                         nel cadere: tra Sirio e Aldebarano.

                         L’eroe cadeva in mezzo all’universo.


                         O sacro tempo degli eroi, lontano

                         come le stelle! Tu volgevi il viso
                         al cielo sparso del martirio umano:



                         lassù cercavi ciò che t’era ucciso,
                         o Mazzini! la patria, esule errante,

                         nella Galassia! Come te, lei fiso



                         guardava un altro, esule anch’esso: Dante...






                                                            II


                         Vedesti Dante uscito dall’abisso,
                         ch’era già su, che dal superno monte
                         guardava ciò che dai nostri occhi è scisso.



                         Anche per Dante, in patria, presso il fonte

                         del suo battesmo, era la scure e il rogo.
                         Egli guardava, alta la pura fronte.



                         Ecco: soave i cuor premeva il giogo
                         di libertà che più che vita, piace.

                         L’uomo era giusto e nel natìo suo luogo.


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