Page 120 - Odi e Inni
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II


                         E fu travolta l’ultima coorte
                         nelle macerie. Ed ecco un soffio d’ale

                         a gl’invasori spalancò le porte.


                         – Entrate! – E si mostrò Roma immortale.

                         Allor allor giungeano, dal Tirreno
                         gli avvoltoi neri del suo dì lustrale.



                         Ed era un dì pieno di luce e pieno
                         di silenzio. Alle schiere taciturne

                         pareva un plenilunïo sereno.



                         C’erano, presso le colonne e le urne,
                         sotto i grandi archi, a quel passar non nuove
                         ombre sedute su le selle eburne.



                         Termine, il nume cui nessun rimuove,

                         era lassù. Roma era vinta; eppure
                         si figgeano nell’alta arce di Giove



                         le sue dodici tavole future.






                                                           III


                         O irremovibile anche tu, Dea lieta!
                         Dea Gioventù! Là eri con Mameli,

                         là rimanesti con l’eroe poeta.


                         Tu sollevato l’hai con te nei cieli

                         molle di sangue quasi di rugiada;
                         e nella luce dentro cui lo celi,



                         brilla ancor la sua lira e la sua spada.












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