Page 24 - Nuovi poemetti
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e foglie secche, mosse un po' dal vento,
parean in aria le sue cinque dita.
X
Quel giorno un tuono rimbombò che scosse
l'alta montagna, e, terminato il tuono,
invïò l'acqua a gocce rade e grosse.
Ed un'acquata venne giù col suono
d'un gran passaggio con un grande struscio.
A sera il tempo era tornato al buono.
Il cielo aveva l'iridi del guscio
di madreperla. Stava lì tranquilla
nel suo lettino, con aperto l'uscio,
la vecchina, se udisse ora la squilla
del sagrestano, si vedesse alfine
venir l'ombrella color bianco e lilla,
salir di qua di là tante stelline,
salir cantando, con in mano un cero,
una fila di donne e di bambine.
E già scuriva. E sì, vedeva, in vero,
splender ora più fitte ora più rare
le luccioline avanti l'uscio nero.
Quante candele c'erano al sogliare!
Udiva, sì, cantare; ma lontane
erano ancora, colaggiù; cantare
cantare le ranelle con le rane.
XI
E levò gli occhi, e ravvisò la strada,
nel cielo azzurro, tra le stelle ardenti
bianca ma quasi molle di rugiada,
la tacita sul sonno delle genti
strada di Roma. Un tratto ne lucea
nel breve spazio in mezzo ai due battenti:
un sentieròlo con una macea,
lassù nel cielo: un pallido biancore
presso le stelle di Cassiopea.
Al capo della via, forse a quell'ore
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