Page 96 - La mirabile visione
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Levava gli occhi miei bagnati in pianti,
e vedea (che parean pioggia di manna),
li angeli che tornavan suso in cielo,
ed una nuvoletta avean davanti...
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Lo imaginar fallace
mi condusse a veder madonna morta;
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
ed avea seco umilità verace,
che parea che dicesse: Io sono in pace.
Io divenia nel dolor sì umile...
In questa: (c. 3)
ed è sì gloriosa in loco degno.
Chi no la piange, quando ne ragiona
core ha di pietra...
Lo stesso dolore, irragionevole e ragionevole allo stesso modo,
nelle due sorelle; eppur sol una è disconsolata. L'altra portava
letizia. Perchè? Perchè doveva esser parte di quel poema, di
quella tragedia, di quella loda nella quale si sarebbe veduta sì
Beatrice in paradiso, ma senza ch'ella lasciasse la terra; e da tale
visione e da tale colloquio, dell'amatore con l'amata, sarebbe
venuta la purificazione dell'uno e la gloria dell'altra, ma senza
uscir dal dolce mondo, se non per una partita della mente di lui e
non dell'anima di lei. Dante ha rinunziato, ora, a quel disegno
poetico. Ci ha rinunziato, quand'esso in vero avrebbe avuto il suo
pernio vero in quella vera morte. Ma nelle rime nove la canzone
cattivella non fa avanzar d'una linea quel disegno, e ripete, si può
dire, la canzone seconda. E chiude quella materia nova della loda,
che pure s'impernava sulla imaginata morte della donna in cui era
incarnata la speranza e la sapienza; e comincia una "nova
materia". (VN. 30)
La qual nova materia che "appresso viene" con quella terza
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