Page 95 - La mirabile visione
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veda qui ora l'ammenda che di quel suo fingere e scherzare fa
Dante, che torna, come trasognato, dal suo sogno mistico, e
balbetta il suo raziocinio. "Vero è bene, che per i buoni la morte è
una partenza per un luogo migliore; ma chi rimane? Le partenze
sono sempre dolorose; e chi rimane, più è buono, ossia più è certo
di dover raggiungere chi partì, più si duole. È strano, ma è così".
Il risveglio doveva essere intero di lì a poco, "quando lo
signore de la giustizia chiamò questa gentilissima a gloriare sotto
la 'nsegna di quella reina benedetta Maria, lo cui nome fue in
grandissima reverenzia ne le parole di questa Beatrice beata".
(VN. 28) Come accolse il vero transito della sua donna, colui che
morta l'aveva sognata e descritta? Egli si rivolge alle donne
gentili, con le quali aveva parlato volentieri di lei mentre era viva,
e dicerà di lei piangendo, pui
che sì n'è gita in ciel subitamente.
(VN. 31 c. 3)
Subitamente? Oh! sì, della morte di lei aveva, appunto con quelle
donne, parlato, prima che la morte avvenisse; ma quella morte era
ben diversa da questa! E la canzone, anzi le canzoni, ch'egli
aveva pur riempite di tali imagini di trapasso, sì quella in cui gli
angeli e i santi ad alte grida la maraviglia terrena vogliono in
cielo, e sì quella in cui essa era coverta del velo funebre, quelle
canzoni
erano usate di portar letizia
alle lettrici, mentre questa è disconsolata. Sono in quelle, almeno
nella seconda, gli stessi concetti, persino le stesse parole, di
dolore; eppur in quelle era letizia, questa è figliuola di trestizia. E
c'è la medesima umana contradizione nell'una e nell'altra. In
quella: (c. 2)
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