Page 91 - La mirabile visione
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dichiarazioni storiche, mitologiche, filosofiche, teologiche e vai
           dicendo,   vuol   dire   avere   studiato   storia,   mitologia,   filosofia,
           teologia: tutto il trivio e tutto il quadrivio e altro. E avere appreso
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           e ritenuto .
              Nel che è da osservare che se è vero che Dante raffigura in
           Virgilio che lo volve per gli empi giri, lo studio che mena all'abito
           dell'arte e della scienza, non è men vero che viene a rappresentare
           in lui l'abito stesso, e l'uso d'esso: perchè Dante finge sì d'essere
           addottrinato via via da Virgilio, ma s'intende che quelle dottrine e'
           le possiede già; possiede l'arte con cui egli scrive e possiede la
           scienza   della   quale   egli   tratta.   S'intende.   E   s'intende,   per
           contrario, che, quando, vedendo l'Ombra nel gran deserto, dice a
           lei: Miserere di me!, non da quel momento vede Virgilio e l'opera
           sua, e non da quel momento comincia lo studio, che in Virgilio o
           nel suo volume è simboleggiato. Lo grida egli stesso, che non
           comincia d'allora!


                     vagliami il lungo studio e il grande amore
                     che m'han fatto cercar lo tuo volume!


           Che m'han fatto! Quando? nella selva oscura? mentre avanzava
           verso la lonza e arretrava avanti la lupa? E sì, il tempo del verbo
           farebbe   pensare   proprio   a   quel   mattino!   Ma   nell'allegoria
           Dantesca il verace intendimento è nascosto sotto una vesta di
           figura; non è a parte a parte e del tutto impersonato in tante
           figure. Scoprendo via via tal vesta o tal velame, voi vedete il
           verace intendimento che si svolge sovente con parole sue proprie.


           65   Oltre i suoi modi di "sdegnoso e solitario" (Cronica di D. C. I. 20) giova
              ricordare che Guido Orlandi (PErcole p. 330) gli dice: "Ovidio leggi: più di
              te ne vide!" e Cino (ib. 358) par che dica di lui, ch'e' "cuopre sua ignoranza
              con disdegno". Ma a nessuno sfugga che Dante nella Vita Nova non fece
              tanto alta testimonianza di Guido, quanto nella Comedia, perchè qui lo
              dichiara l'unico idoneo a venir con lui, mancandogli solo lo studio, che
              forse non disdegnò volontariamente.


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