Page 78 - La mirabile visione
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significarla a dettatura d'Amore (se mai, codesta dettatura
cominciò quand'egli cominciava a scrivere), ebbene dobbiamo
credere che quest'Amore che detta sia appunto lo studio; quello
studio che è amore, quell'amore che è studio.
Ma leggiamo ancora: "Badi adunque ognuno e discerna ciò
che diciamo; e quando questi tre argomenti puramente intende
cantare o quelli altri che a questi tre direttamente e puramente
seguono, prima beva all'Elicona, tenda le corde, e prenda
sicuramente il plettro e cominci a moverlo". Che vuol dire "bere
all'Elicona"? forse quell'ispirazione inconsapevole che mosse la
lingua a pronunziare il cominciamento di quella canzone?
Vediamo.
O sacrosante Vergini, se fami,
freddi o vigilie mai per voi soffersi,
ragion mi sprona ch'io mercè ne chiami.
Or convien ch'Elicona per me versi
ed Urania m'aiuti col suo coro,
forti cose a pensar, mettere in versi.
(Pur. 29, 37)
Il poeta domanda alle Muse che gli concedano dell'acqua che da
quel monte scaturisce, ossia la potenza di pensare e mettere in
versi cose forti cioè difficili. E le Muse invita a concedergli tale
potenza, per quelle fami e quei freddi e vigilie che sofferse per
loro: per quel molto soffrire e fare e sudare e gelare e il resto,
oraziani. Si tratta dunque di studio e di meditazione, d'arte e di
scienza, chè quest'ultima parola "scienza" è appunto dichiarata
dal poeta uguale a Musa: (VN. 25) "Per Orazio parla l'uomo alla
sua scienza medesima, siccome ad altra persona... Dic mihi,
Musa, virum". Dunque, in quella sua canzone augurale, Dante
bevve all'Elicona, non quando la lingua da sè parlò, ma quando
pensò alquanti dì prima di cominciarla. E leggiamo ancora: "Ma
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